23 March 2010

Angoulême - il reportage

(english version here)
La città

Arrivo alla stazione di Angoulême sotto un cielo grigio e delle nuvole spesse. Mentre siedo nel treno da Limoges la pioggia si scarica sul paesaggio brullo della Charente d’inverno, che appare desolata e inverosimile. Poche casette, lontane le une dalle altre, pianure disordinate coperte dall’erba secca e bruna, ammorbidita dall’umidità. Sembra quasi di trovarsi in un’ambientazione irreale. Il bar della stazione è a sua volta provato, e anche la piazza antistante non ha nulla che mi colpisce. Il primo colpo d’occhio di questa città immaginata a lungo delude le mie aspettative.

Alla destra della piazza della stazione vedo il manifesto rosso fiammante che indica la via alla mostra ed al centro della cittadina, un’enorme macchia di colore, che si staglia rovente davanti al cielo grigio. Seguendo le indicazioni inizio a salire. Quello che più rimane impresso del centro storico di Angoulême è la pronunciata irregolarità delle strade e delle abitazioni, edificate in verticale lungo dislivelli incrociati. Spostarsi da un edificio all’altro sarà per questo stancante, ed i percorsi difficili da seguire, anche se chiaramente individuabili per via degli enormi palloni rossi sospesi su reti pendenti tra un edificio e quello di fronte, come fili da bucato nei vecchi vicoli di una cittadina del sud Italia.

Sedute a terra nel bel mezzo di una piccola rotonda quattro formose signorine danno il benvenuto a chi fa il suo ingresso alla città. Sono in realtà degli uomini con indosso delle vistose parrucche e degli occhiali rubati ad Audrey Hepburn. Arrivo all’Hotel de la Ville, un palazzo signorile del secolo scorso, le cui stanze sono adibite a sala conferenze e sale espositive, nonché accoglienza per visitatori e addetti stampa, ritiro il mio pass e mi soffermo all’esterno per visionare i pannelli espositivi dedicati alle Tunique bleues. Dopodichè raggiungo la mia stanza appena fuori le mura.



Accomodations

Trovare una stanza d’albergo ad Angoulême è pressoché impossibile. Le poche disponibili sono prenotate da mesi, e l’unica soluzione possibile è prendere contatto con gli abitanti locali, che si improvvisano Bed&Breakfast nei giorni del festival. Ho preso contatto con l’organizzazione della mostra, che mi ha consigliato una famiglia. La mia stanza è il sottotetto, piccola ma il bagno non condiviso e la finestra che dà sul cielo giustifica il prezzo. Ho anche il wireless. Il giorno seguente mi sveglia il tubare dei piccioni e sono la prima a vedere che nevica spalancando gli occhi al tetto.
La neve ad Angoulême è tutt’altro che usuale, e nessuno è particolarmente organizzato. Tantomeno io. Non è freddissimo, però, e dopo poche ore non ne è rimasta traccia.

le locations & le mostre

In una città medievale qual’è Angoulême la parola chiave per allestire una mostra del genere è ridestinare. La maggior parte delle locations non erano originariamente pensate per fare da sfondo ad esposizioni d’arte, ed una volta esaurita la loro funzione hanno visto modificarsi la loro destinazione d’uso. Questo dà loro nuova linfa vitale, e placa comunque le polemiche susseguitesi nei giorni precedenti il festival. Uscendo dalle mura, e prendendo l’avenue du Cognac arriviamo ad un ponte di ferro che conduce al museo permanente del fumetto, originariamente una distilleria di Cognac, dato che ci troviamo nella stessa regione della famosa cittadina che dà il nome al liquore, come ricordano i grappoli d’uva scolpiti nei pannelli di petra posti sopra alle entrate principali. L’edificio ha delle grandi sale, ed ospita due esposizioni, una dedicata alla storia del fumetto, con tavole originali provenienti da tutto il mondo, e la nuovissima Cent pour cent, inaugurata pochi giorni prima, dove celebri tavole di altrettanto celebri autori sono reinterpretate da artisti contemporanei.

Attraversando il ponte si torna sulla terra ferma, passando accanto ad una bella statua di bronzo raffigurante uno slanciatissimo Corto Maltese, lo sguardo perso all’orizzonte e un sorriso appena accennato, come se stare lì a scrutare lo scorrere instancabile delle acque non lo annoi affatto. Svoltiamo a destra ed entriamo nel museo della carta, dove potremo avere un assaggio del fumetto russo, dal sapore profondamente underground, e l’esposizione dedicata alle carte da sigaretta. Il fumetto russo è molto speciale, e non mi sorprende trovare anche una piccola area vietata ai minori.

Dall’altra parte della strada il moderno Batiment Castro espone da una parte le belle tavole di Leonard, e nell’altra ala alcune tavole degli studenti della scuola locale di fumetto, che non mancheranno di stupirci per originalità e, per quanto possibile, professionalità. Qua i bambini vengono iniziati all'arte del fumetto fin da quando compiono cinque anni, e la loro creatività viene catalizzata nella realizzazione di tavole originali e colorate.

Risalendo verso il centro incontriamo sulla sinistra il padiglione dedicato ai giovani talenti, dove i vincitori del concorso espongono le loro tavole, molto speciali. Sembra quasi che la ricerca della novità sia la regola del padiglione, anche se alle volte finisce per risultare un po' forzata ed innaturale.
Se ci inerpichiamo per le vie del centro, oltrepassando gli innumerevoli ristoranti e caffè, passiamo davanti al Monde des Collectioneurs, un grosso tendone dove i collezionisti troveranno di sicuro qualche perla da portarsi a casa, e possiamo poi proseguire fino al Manga Building, un palazzo che oltre ad ospitare le varie conferenze riguardo il rapporto del pubblico e degli autori francesi col mondo del fumetto giapponese, espone molte tavole di One Piece, serie che non necessita presentazioni.

Un po' più avanti, andando verso il confine della città vecchia, troviamo il Monde des Bulles, dove gli editori hanno i loro stands, e dove alcuni autori siedono a disegnare per i numerosissimi fans.
Torniamo dunque verso il centro, dove l'edificio principale della città, l'Hotel de Ville, ospita la mostra dedicata a Juge Bao, le belle tavole esposte su enormi pannelli, e di La Saison des flèches, esposte intorno alla ricostruzione di una tenda indiana.
Nella chiesa di Saint Michel troviamo la piccola non ufficiale mostra di fumetti realizzati per attirare l'attenzione del pubblico sulle condizioni dei carcerati, oltre, quasi ovvio, ad un fumetto che rappresenta la vita di Gesù. Nell'area FNAC-SCNF troviamo fumetti di autori esordienti in concorso, ed è il pubblico in prima persona a poter esprimere il proprio parere e quindi ad eleggere il vincitore. Mi siedo e dò un'occhiata a qualcuno di loro, ma manca il tempo materiale di visionarli tutti.
Molte altre mostre minori sono disseminate in giro per la città, molte non incluse nella guida alla mostra, quindi non ufficiali, ma organizzate nello stesso periodo per poter beneficiare della possibilità di raggiungere in ogni caso un pubblico variegato ed ampio.



Concludendo

Forse per il brutto tempo, o per l'assenza di cosplayers, la mostra francese sembra molto più tranquilla di quelle visitate in Italia. Gli ambienti sono piccoli, e i visitatori sono costretti, almeno nei giorni di grande affluenza, a mettersi in fila per visitare una mostra o un padiglione, ed a doversi spostare in giro per la città per raggiungere le numerose, piccole locations. Gli stand dove poter acquistare volumi o gadgets sono quasi completamente assenti, c'è una grande libreria nel museo del fumetto, e un paio di stands all'interno del Manga Building, oltre ovviamente al grosso padiglione per i collezionisti, ma tutto sembra diretto più ai professionisti del mestiere che al grande pubblico, anche se i 200.000 visitatori smentiscono sicuramente questa impressione.
Lascio la città la sera del sabato, sotto una pioggia scrosciante, dato che per il giorno seguente non sono previsti collegamenti con l'aeroporto di Limoges se non nel primo pomeriggio, ed il mio volo parte alle 13. La sensazione che mi rimane addosso è quella di un sogno offuscato dalla pioggia, dove l'unica perla è il piccolo ristorante dove la sera del venerdì mi sono fermata a mangiare zuppa di verdure e formaggio, mentre seduta vicino alla vetrata guardavo fuori nella stradina medievale. Ah, e il tubare dei piccioni.